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Coppia, perché gli uomini scelgono il silezio

“Silenzio non significa soltanto astenersi dal parlare. Quando le tempeste delle nostre emozioni tumultuano in noi, quando la nostra mente discorre continuamente con se stessa, non vi è vero silenzio. Il silenzio non è soltanto l’astenersi dal parlare, ma anche l’astenersi da certe linee di pensiero, l’eliminazione delle fantasticherie e dell’uso non sano dell’immaginazione.”

  • Roberto Assagioli

 

Perché spesso gli uomini scelgono il silenzio al posto del confronto?
Quali meccanismi si celano dietro questo atteggiamento?
Partiamo con il dire che uomini e donne sono diversi, complementari e differenti. Queste differenze si leggono anche molto sul piano non solo fisico ma soprattutto emotivo e relazionale.
Indubbiamente il mondo femminile è fatto di più parole rispetto a quello maschile, le donne in generale utilizzano molte più parole per descrivere emozioni, sensazioni, vissuti rispetto ai compagni maschi.
Spesso però il silenzio diviene, consapevolmente e inconsapevolmente, un’arma di difesa o addirittura un’arma di attacco di tipo passivo/aggressivo. Il silenzio usato come arma di difesa genera e comunica distanza, pone l’uomo in una posizione di remissività oppure al contrario di forte giudizio e indubbiamente interrompe la comunicazione.
Il silenzio utilizzato come arma di attacco genera una vera e propria disconferma, l’altro si sente non solo non visto ma addirittura percepisce di non esistere agli occhi del suo interlocutore. Il partner, in questo caso, non vuole manipolarti ma solo sottometterti e punirti per un affronto che pensa di aver subito (reale o immaginato).
La disconferma in comunicazione, attuata spesso con il silenzio, è la più alta forma di non riconoscimento, di non visione dell’altro, quindi io non ti parlo, io non ti rispondo non perché non lo voglio fare ma perché tu per me non esisti.
Il silenzio di fatto è un abuso emotivo silenzioso che ha lo scopo di controllare, punire o disarmare chi lo riceve.
A seconda delle dinamiche, il silenzio può far sentire l’interlocutore invisibile, insignificante, impotente ma anche intimidito, può innescare confusione, dubbi o persino sensi di colpa. In altri casi il silenzio può esprimere disprezzo, disapprovazione e far insorgere un forte senso di rabbia, impotenza e frustrazione.
Questa tattica non è una peculiarità dei narcisisti, come spesso si racconta, purtroppo spesso anche una mamma “emotivamente immatura” può esercitare sul figlio questo silenzioso abuso emotivo.
Di fatto il silenzio è un atteggiamento fortemente manipolatorio, in grado di indurre l’altro a cedere e a rivedere la sua posizione.
In generale gli introversi ricorrono al silenzio e alla distanza più facilmente, anche nelle relazioni e nella comunicazione.
Alle spalle del silenzio non sempre si cela disinteresse e lontananza, sarebbe riduttivo; alle volte possiamo trovare sensi di colpa e anche traumatici vissuti dell’infanzia legati al materno.
Per la partner non è sempre semplice affrontare il silenzio, la reazione femminile iniziale infatti è di sconcerto.
Quando il silenzio è punitivo, manipolatorio e controllante meglio astenersi dal cercare un ulteriore contatto, meglio creare un po’ di distanza, allontanandosi almeno un po’; questo dovrebbe generare nell’uomo abusante il cambiamento di gestione della relazione e un riavvicinamento.
Se si è vittime di continui periodi di silenzio cominciamo a definire meglio i nostri confini, allontanandoci sistematicamente dalla relazione al fine di proteggerci, comunicando all’altro il motivo del nostro allontanamento e spiegando i cambiamenti necessari al fine di ritrovare un contatto.
Nelle prime fasi di contatto con un uomo che pone il silenzio nella relazione meglio comunicare ciò che si sente, ciò che si percepisce, il dolore o il fastidio che il silenzio genera in noi, questo aiuterà a mettere il silenzio su un piano di lavoro comune, togliendolo dalle aree buie della relazione.

 

Quali sono i rischi e le possibili conseguenze dell’accettare passivamente i silenzi del proprio compagno?
Abbiamo visto in tempi molto recenti che il silenzio se trascurato può addirittura trasformarsi in “ghosting” e cioè vere e proprie sparizioni del nostro lui che dopo periodi di silenzio decide addirittura di disertare la relazione.
Di fatto il silenzio ferisce e umilia e a lungo andare queste due ferite possono innescare relazioni violente o di estrema sottomissione.
Il silenzio in quanto pratica violenta di controllo dell’altro e della relazione si configura nel tempo come una relaziona abusiva.

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