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Il nemico numero 1

Eh sì, che ci piaccia o no esistono dei “nemici” giurati delle relazioni, lo sono ad esempio le invasioni genitoriali, i tradimenti, la non sincerità, il non rispetto, … ma ce n’è uno che più di tutti la fa da padrone, che spesso non percepiamo come così tanto pericoloso.
Avete capito di cosa sto parlando? Sto parlando delle aspettative!

La mente è uno strumento che nell’essere umano moderno ha preso indubbiamente troppo spazio, abbiamo lasciato che i pensieri divengano la nostra realtà, ci lasciamo guidare dai pensieri, modifichiamo la percezione che abbiamo della realtà e degli altri filtrando il tutto attraverso le nostre aspettative, i nostri desideri, le nostre credenze, o addirittura il pensiero degli altri. Siamo diventati esseri mentali a discapito di una relazionalità e sensibilità che maggiormente dovrebbe caratterizzaci.
Le aspettative, nella loro forma più ampia, sono la degenerazione massima del pensiero umano, capaci di distruggere relazioni e contatto fra gli esseri umani. Le aspettative sono un’idea, un pensiero, spesso non minimamente giustificati da un dato di realtà, che noi estroflettiamo nel mondo, molto molto spesso non comunicandole, e poi ci aspettiamo che accada ciò che noi abbiamo immaginato potesse accadere. Una trappola infernale che tende a trasformare la realtà in un “mondo delle favole” irrealizzabili.
Le aspettative sono normalmente l’ingrediente numero uno che fa deragliare i rapporti di coppia e anche i rapporti familiari, se ci pensiamo quante volte anche noi stessi ci saremmo trovati a litigare interiormente con l’altro, solo perché l’altro non è stato in grado di soddisfare ciò che noi avevamo solo pensato fosse giusto fare o dire, senza averlo minimamente comunicato. Un mondo guidato dalle aspettative è un mondo difficilissimo nel quale vivere, sarebbe come chiedere agli altri di avere una sfera di cristallo da poter interrogare ogni volta che devono relazionarsi con noi.
Ognuno di noi dovrebbe invece lavorare in senso contrario, dovrebbe tentare di riappropriarsi di una percezione della realtà più precisa e attenta, ricordandoci anche che ogni tanto è bene aggiornare il database interiore delle persone con le quali ci relazioniamo. Perché? Perché come esseri umani troppo spesso ci relazioni amo agli altri non per ciò che loro sono veramente ma con l’immagine interiore che ci siamo creati di loro. Questo rende le relazioni molto difficili, soprattutto dal punto di vista della comunicazione. Questo rende le relazioni molto difficili, soprattutto dal punto di vista della comunicazione, creando grande frustrazione e la forte sensazione di non essere compresi, o addirittura di non essere visti.

Vivere più in contatto con il dato di realtà ci aiuterà anche a capire quanto stiamo soffrendo, o ci stiamo incastrando in meccanismi non virtuosi che ci portano ad essere sempre non soddisfatti e alla ricerca di altro, anche se in realtà di altro non ne abbiamo realmente bisogno. Dovremmo cercare di liberarci dalle aspettative degli altri, prima fra tutte quelle genitoriali che abbiamo subito, poi quelle sociali, quelle culturali, quelle dettate dal nostro lavoro, dalle relazioni, …
Poi dovremmo cercare di depurare le relazioni alle quali teniamo maggiormente, dalle nostre aspettative, trasformando le aspettative in richieste esplicite e condivise.

Sono fortemente convinta del fatto che ognuno di noi avrebbe la possibilità di vivere una vita molto più leggera e molto più felice se riuscissimo ad ampliare la nostra consapevolezza e il nostro punto di vista. Potremmo partire da un pensiero molto semplice ma anche molto di valore: abbiamo mai pensato a quanto incida positivamente sulla nostra vita la fortuna di essere nati in uno dei pochi posti al mondo in cui sono garantiti tanti diritti e una qualità di vita molto elevata?
Non lasciamo che la vita ci scorra davanti senza darci la possibilità di prenderci il giusto tempo per ampliare la consapevolezza e lavorare sul sé.

Tutte le religioni antiche e le antiche filosofie ci hanno da sempre spinti a considerare la nostra vita come qualcosa di centrale e di molto più importante rispetto ai moderni e crudeli diktat della società e della cultura ai quali ci sottoponiamo.

L’attaccamento è un discorso ampissimo, personalmente penso che ogni persona dovrebbe intraprendere un percorso di consapevolezza rispetto alle priorità nella sua vita, alle priorità imposte esternamente e alle reali priorità del sé.
La sofferenza è da sempre un concetto osteggiato e poco discusso, come se noi esseri umani nella nostra vita di tutti i giorni tentassimo costantemente di cancellarla e di eliminarla dalla nostra vita, anche se nessuno ci ha mai detto che questo sia possibile. Personalmente penso che la sofferenza, o meglio il dolore, sia una quota fondamentale della vita di ogni essere umano e che, purtroppo, senza il dolore l’essere umano non abbia la possibilità di elaborare contenuti dolorosi, crescere, e quindi evolvere. Il dolore ci costringe a fermarci a riflettere su ciò che c’è successo, sulle cause che hanno generato questo dolore, su come affrontarlo, e su come vivere il futuro. Tutti step necessari per l’evoluzione del sé.

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