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Tema: se tuo figlio vuole fare il tuo stesso lavoro

1. Pro e contro sulla bilancia di fare la stessa carriera di un genitore?

I pro sono molto soggettivi e personalizzati in base alla famiglia che si prende in esame.

Potremmo però sintetizzarli in: passaggio genarazionale, continuazione di un progetto familiare che trascende alle volte la famiglia stessa, possibilità (se ben gestito) di evolvere la relazione genitore/figlio a qualcosa di più stabile, indipendente e relazionalmente arricchente.

 

I contro sono all’ordine del giorno… In azienda, familiare, si giocano le relazioni familiari, tali e quali, vestite solamente con altri abiti. Questo vuol dire che tutto ciò che esiste di non individualizzato, non digerito, non ben gestito, non ben accudito, … nelle relazioni familiari e soprattutto genitore/figlio, avrà riverbero e molto spesso sarà anche enfatizzato sul luogo di lavoro.

È difficle sempre per i figli trovare uno spazio sano e sicuro in azienda, se la direzione è in mano ai genitori. Bisognerà prendere in considerazione i rapporti con i colleghi, non è semplice relazionarsi con un collega se sai che è “il figlio del capo”. Bisognerà pensare all’ingresso del figlio in azienda, si è scelto di fargli fare un percorso di crescita condiviso, oppure lo si è fatto entrare direttamente a livello dirigenziale? Aveva maturato esperienza al di fuori del lavoro familiare, per ricoprire il ruolo che gli è stato affidato? Oppure è stato inserito direttamente certi del fatto che la sola appartenneza al nucleo familiare gli abbia dato per osmosi tutte le capacità e l’esperienza di cui ha bisogno? Improbabile…

Sembrano domande ovvie, ma spesso non lo sono. Spesso ci si trova anche ad avere a che fare con cambi generazionali dovuti al decesso prematuro di un genitore, figli chiamati a prendere in mano aziende delle quali sanno poco o niente, dove non hanno mai lavorato e dove forse non avrebbero mai voluto lavorare.

Anche dal punto di vista dei dipendendi non è facile comprendere ed è molto semplice cirticare le posizionei di favore dei figli, rischiando di farli divenire capro espiatorio perfetto per le tensioni aziendali.

I rapporti con i colleghi sono un argomento molto delicato, conosco diverse strutture a conduzione familiare in cui i figli dei proprietari sono nati e cresciuti in azienda, hanno imparato a relazionarsi con i dipendenti sin da quando erano bambini e magari alle volte sono anche stati “badati” e accuditi dalla segretaria di turno perché i genitori erano impegnati al lavoro; poi un bel giorno quei bambini crescono e entrano in azienda e si trovano a dover mutare il loro atteggiamento nei confronti di persone che li hanno visti crescere, magari poi è nel loro ruolo redarguirli se le cose non vanno o addirittura comunicare licenziamenti e cambi di ruolo; cosa difficilissima e complessa.

 

Dal punto di vista delle relazioni con i genitori, un figlio che decide di fare la stessa carriera di un genitore, si troverà per forza a “competere” con gli aspetti vincenti del genitore, si troverà per forza in una situazione di continuo confronto. Anche se fare la carriera di un genitore può facilitare l’immissione nel mondo del lavoro, nei casi in cui il genitore abbia avuto una carriera buona, sottoporrà il figlio ad una continua valutazione e confronto con le caratteristiche del genitore e dovrà sapere di avere sempre sulla testa la spada di damocle di dover dimostrare che non è solo “il figlio di” ma che ha un suo valore e ottime capacità. Questo può essere un’ottima spinta ad eccellere in alcuni casi, ma anche un peso insopportabile per altri.

Ai “figli di” è concesso molto meno margine di errore, la possibilità di essere marchiati come quelli che sono lì solo perché il padre o la madre facevano quel lavoro, è altissima.

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2. Come capire se si è mossi da reale passione oppure si stanno subendo influenze familiari?

Senso di realtà sempre e comunque. È importante per tutti, in ogni caso, essere sempre molto consapevoli e chiari con se stessi rispetto a ciò che popola il piatto della bilancia di ciò che mi piace e il piatto del ciò che non mi piace. Se avremo lavorato per popolare adeguatamente e con sincerità questi due piatti, non sarà difficile capire se le carratteristiche specifiche di un lavoro sono avvicinabili al nostro essere oppure no.

Dobbiamo poi essere consapevoli che le influenze familiari sono qualcosa di normale e sempre presente; per quanto un genitore lavori e cerchi di non influenzare i figli sul fututro da intraprendere, anche non volendo lo avrà influenzato per il fatto stesso che svolge un determinato lavoro. Non c’è nulla di male.

Penso anche che sia giusto far conoscere ai figli il proprio lavoro, dandogli modo anche di sperimentarlo, di conoscerlo a fondo, di non amarlo oppure di adorarlo, e di avere periodi altalenanti tra odio e amore. Dobbiamo essere consapevoli anche del fatto che il lavoro è spesso motivo di allontanamento dai figli, i figli soprattutto quando sono piccoli, vivono il lavoro dei genitori come qualcosa che porta via tempo alla relazione, che li allontana dai genitori.

3. Nei panni del genitore: come comportarsi se il figlio-a dichiara di voler fare lo stesso lavoro ("do and do not")?

In prima istanza è una cosa molto positiva, evidentemente qualcosa di buono è stato passato ai figli rispetto al lavoro. Non marchiamo a fuoco la prima volta in cui chiederanno informazioni o esprimeranno questo desiderio; diamogli la possibilità anche di cambiare idea. Chiediamogli perché, è molto importante valutare con loro quali sono le motivazioni che li spingono a una scelta di questo tipo. Parliamo e riparliamone, non lasciamo cose non dette e sottointese, rendiamoci disponibili per chiarire dubbi, far vedere alcuni aspetti che magari sono più ostici e meno visibili. Non cadiamo nell’errore del pensare che i figli conoscano il nostro lavoro solo perché ci vedono farlo da anni.

Una volta che avremo capito la “bontà” del loro desiderio allora aiutiamoli a capire quali skill possiadono già e quali aree invece andranno studiate, approfondite, migliorate. Scegliamo con loro un piano di lavoro, di studio, di approfondimento che li metta maggiormente in grado di svolgere al meglio il lavoro.

Consiglio sempre ai genitori di far fare ai figli esperienze di lavoro qualificanti e valide al di fuori del nucleo familiare, è fondamentale per far crescere nei figli una sana rappresentazione interna del lavoro e dei rapporti lavorativi. Possono aiutare in questo senso anche le esperienze di studio/lavoro all’estero.

 

Poi una cosa altrettanto importante è imparare arelazionarsi con un figlio, sul luogo di lavoro, in modo diverso da come si fa a casa! Lasciamogli il suo spazio, non abbandoniamolo e non prevarichiamolo, non cerchiamo di evitargli tutte le cose spiacevoli… non si farà esperienza. Attenzione anche alle critiche che dovranno essere espresse in un modo professionale, ne troppe ne troppo poche, insomma… con equilibrio e con sempre la consapevolezza che nopn siamo a casa, tra le mura domestiche ma siamo sul luogo di lavoro e che per quanto lui sia nostro figlio, in questo moemnto è principalmente un collega.

4. Aiutare il proprio figlio conoscendo in prima persona l'ambiente di lavoro: come trovare il confine tra quel che è giusto e sano e quel che è un'ingerenza o peggio raccomandazione?

Anche l’azienda e i colleghi vanno preparati all’ingresso di un figlio, se si tratta di lavoro autonomo allora ne dovremo parlare con i clienti. Non lasciamo nulla di ovvio o inespresso, presentiamolo come se fosse un nuovo ingresso, come se non fosse conosciuto.

Farsi vedere molto consapevoli dei punti di forza e delle aree di milgioramento del figlio, essendo già pronti a rispondere su quali piani di sviluppo/formazione ha deciso di intraprendere il figlio. Rendere noto il percorso di studi, le esperienze, le competenze maturate.

5. Nei panni del figlio: come fare carriera svincolandosi dall'ombra del padre o della madre/come farsi un nome per le proprie capacità e non per il proprio cognome?

Con consapevolezza, sapendo da subito che il nome e la reputazione peseranno sempre, in negativo ma anche in positivo. Farsi vedere per ciò che si è, senza scimmiottare i genitori. Essere consapevoli dei propri punti di forza e aree di milgioramento, e non nascondere anche di fronte agli altri le aree che andranno meglio sviluppate.

La consapevolezza, e un buon lavoro sul sé per capire quali sono i reali motivi che ci spingono a perseguire la carriera di un genitore, sarà la cosa più importante per far sì che gli altri percepiscano in noi la bontà e la genuinità della nostra decisione.

Bisognerà essere consapevoli dei vissuti e delle proiezioni che inevitabilemnte colleghi, superiori e clienti ci riverseranno addosso e imparare ad averci a che fare giornalmente senza cadere, dall’altra parte, nella necessità costante di dover dimostrare chi siamo.

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